Un report per capire cosa ordinerai tra qualche anno

Di tutti i caratteri distintivi della bar industry, specie se confrontata con il resto dell’universo food & beverage, uno ci sembra sottovalutato: l’omogeneità. Capiamoci meglio, i bar non sono tutti uguali, ci mancherebbe, eppure buona parte della loro spesa è sempre la stessa, ovunque. 

Quanti locali non hanno una bottiglia di Campari o di Grey Goose dietro al bancone? Jameson, Beefeater, Bacardi, nel nostro settore la diffusione di alcuni prodotti è capillare. 

Questa natura parzialmente omogenea dell’ambiente ci sembra portare con sé una risorsa spesso trascurata: analizzare i trend mondiali della bar industry è più semplice di quanto non sia, ad esempio, farlo per i ristoranti.

 

Ogni anno dal 2010, Drinks International pubblica il suo “Brands Report”, un panel dove vengono raccolti i consumi dei bar di tutto il mondo tramite l’analisi delle risposte di un campione rappresentativo di locali. 

La forma prevalente del report è quella delle “top-ten lists” e le domande cui lo studio cerca ogni anno di dare una risposta sono principalmente due: quali sono le bottiglie best seller e perché. 

Partiamo da una premessa metodologica, come vengono scelti i bar analizzati? L’idea dietro alla selezione del campione, è semplice: i trend si trasferiscono gradualmente dai locali di fascia alta a quelli più generalisti. Ogni anno si individuano così 100 locali tra quelli menzionati in famose guide internazionali come: World’s 50 Best Bars (1-100), Tales of The Cocktail’s Spirited Awards, Top 500 Bars e alcune guide regionali come Asia’s 50 Best Bars. Inoltre, per migliorare ancora la rappresentatività, gli editori pescano il 5% del totale da zone del mondo poco battute dalle guide internazionali.

 

Ecco alcune categorie del report che ci sembravano interessanti:

 

    Bartender’s choice: viene chiesto ad ogni bar di indicare il brand che più li affascina, quest’anno bourbon batte gin. Michter’s ha scansato Tanqueray dal podio che ha occupato per metà delle edizioni di questa guida. Seguono Plantation Rum, Johnnie Walker e Campari. 

    Tequila: il dato interessante che emerge dal panel è sui volumi. Il 2022 e il 2023 sono stati gli anni in cui si è prodotta più tequila nella storia (rispettivamente 650 e 577 milioni di litri). Secondo gli editori tuttavia, la netta diminuzione nella produzione lascia intuire come nei prossimi anni il consumo, dopo aver superato il picco del 2022, si stabilizzerà. Il primo posto? Don Julio.

    Liqueurs: ottavo anno consecutivo che vede Campari inamovibile dal primo posto. Il 22% dei bar intervistati dicono che Campari è stato il loro liquore top seller. Curioso come dal 2010 al 2013 il bitter milanese non fosse nemmeno in top 10. È stato il successo internazionale del Negroni a determinare l’esplosione di Campari. Il giusto ingrediente nel giusto drink.

    Non-alcoholic spirits: ambiente in crescita, oggi 2/3 dei bar ascoltati nel report curano una selezione di spiriti analcolici. I brand più diffusi: Lyre’s, Seedlip e Everleaf. I no/low si confermano prodotti eclettici capaci di spaziare dai contorni dei tradizionali Gin London Dry agli spigoli amaricanti tipici degli amari di erbe. 

 

Foste interessati alla lettura del report completo ecco il link: 

https://edition.pagesuite.com/html5/reader/production/default.aspx?pubname=&edid=56edebc1-6f81-4d3a-a70c-eb1335fb0247