Spirit Dog: Alessandro Marzadro

Essere un produttore di grappa è quasi un’allegoria del proprio essere: nascere e crescere nel solco della tradizione ed evolversi raggiungendo in maniera progressiva una nuova forma, più evoluta e raffinata di quella originaria, un ciclo vissuto e ripetuto, quasi come una regola, da tre generazioni della famiglia che sta dietro la Distilleria Marzadro e di cui Alessandro Marzadro è l’ultimo ad avvicinarsi a quel processo elettivo che può essere raggiunto solo da chi vive la distillazione in ogni istante. Cresciuto in una casa dove la distilleria è sempre stata al piano terra, il suo legame con la grappa è totale: “è come un quarto fratello. La guardo, faccio attenzione a lei, cerco di capire se c’è qualcosa che non va, proprio come se fosse un componente della famiglia.”  

Oggi la sfida di Alessandro è rendere contemporaneo un distillato al quale le etichette di vecchio e tradizionale vanno strette.

“Siamo indietro rispetto agli altri distillati, si parla ancora di grappa per digerire, ma può essere un vantaggio, possiamo guardare e imparare da loro. È un momento molto favorevole, il consumatore è aperto a provare altri distillati e la sfida è entrare nel consumo culturale, come il mezcal. Ci manca tutto il tema della miscelazione, che oggi ha un ruolo fondamentale perché chi approccia il mondo dei distillati non lo fa più in forma liscia. Non dobbiamo averne paura, se fatta bene può essere un grandissimo veicolo per introdurre la grappa ad un nuovo consumatore.
Stiamo lavorando perché i bartender sappiano del Ve.N.To, il primo cocktail a base grappa entrato nella lista IBA. Esistono già preparazioni a gradazione medio-alta, il Boulevardier, il Manhattan, che si rivolgono ad un consumatore che potrebbe apprezzare un distillato come il nostro.”

L’elevata qualità della produzione di Marzadro è frutto della distillazione a bagnomaria in alambicco discontinuo, tipico della cultura trentina. La caldaia immersa nell’acqua, una volta riscaldata sfrutta l’alta conduttività termica del rame trasmettendo il suo calore alle vinacce con un lungo procedimento che assicura un riscaldamento graduale della materia prima, dando modo al vapore di arricchirsi di tutti gli aromi e dell’alcol necessari per una grappa più morbida e profumata, in cui le peculiarità della vinaccia sono esaltate al meglio.
Alessandro, dal canto suo, pensa a innovare non solo nelle modalità di consumo. Con una propensione naturale all’enogastronomia – “ il mio regalo di compleanno è sempre stato provare un ristorante nuovo” – e studi alla facoltà di Scienze Gastronomiche di Pollenzo patrocinata da Slow Food, nel 2015 ha creato Anfora, un prodotto sorprendente che, riposando in anfore in terracotta, con una micro-ossigenazione doppia tra interno ed esterno, all’assaggio rileva tutte le caratteristiche di un’invecchiata, a partire dall’eleganza e morbidezza per proseguire con l’aroma avvolgente e la sensazione setosa e rotonda. 

“Dei ragazzi della zona avevano convertito alla produzione di anfore di terracotta l’azienda di famiglia che faceva mattonelle per stufe. Una decina di anni fa fecero un campione di vino macerato in anfora e hanno invitato un po’ di produttori della zona. Mi sono detto “andiamo a vedere cosa dicono”. Tornato a casa con un loro vaso i miei mi hanno chiesto se volevo metterlo in giardino. Ci ho messo la grappa e da lì è nata Anfora, uno dei primi progetti che mi ha visto sperimentare in autonomia.”