Santa Teresa e il progetto Alcatraz

L’Hacienda Santa Teresa è stata fondata nel 1796 a El Consejo, in Venezuela. La canna da zucchero cresceva bene e con il tempo si è cominciato a produrre rum. 

Un’azienda che ha superato il bicentenario è un’azienda che ha saputo adattarsi in maniera efficace ai cambiamenti. Nella storia degli ultimi due secoli e mezzo del Venezuela ci sono l’indipendenza dal colonialismo spagnolo, la schiavitù nelle piantagioni, i conflitti con le popolazioni indigene, il petrolio, le giunte militari e l’ingerenza statunitense. 

Il presente della nazione è complesso, fratturato e pieno di contraddizioni. Povertà e paesaggi mozzafiato; sincretismo culturale, baseball e la vitalità di Caracas. Crediamo che raccontare il progetto Alcatraz di Santa Teresa sia un ottimo modo per descrivere la complessità del territorio che circonda l’Hacienda. 

Tutto ha inizio nel 2003 quando un gruppo di criminali tenta l’ingresso nell’impianto di produzione, la sicurezza privata dell’azienda ha la meglio e a questi giovani criminali vengono offerte due strade: da un lato la restituzione dei beni rubati, la deposizione delle armi e il lavoro nell’hacienda per tre mesi, dall’altro la consegna alla polizia e la prigione. 

Anther Herrera, ex-membro di una gang oggi brand ambassador dell’azienda, dice che il processo è stato lungo e faticoso, è servita molta fiducia reciproca per riuscire a instaurare una prassi tanto anomala perché si, a distanza di vent’anni è di prassi che possiamo parlare. 

Il progetto Alcatraz nasce da quel 2003, e insieme alla fondazione Santa Teresa ha dimostrato come anche la cura della collettività e il reinserimento sociale di giovani con problemi comportamentali possono trovare spazio nella struttura aziendale di uno tra i migliori distillati del continente. 

Al centro del progetto si è cercato di costruire un fulcro intorno a cui riunire l’intera comunità: il rugby. Tutto Alcatraz gira intorno alla palla ovale e le lotte tra gang sono state gradualmente sostituite dalle partite di rugby, in un disegno che ha coinvolto società civile, scuole e istituzioni. Il rugby è diventato un modo per prevenire la violenza e, associato alla formazione lavorativa, ha costruito negli anni decine di lavoratori di Santa Teresa, produttori di rum, bartender, brand ambassador. 

Il programma con il tempo si è evoluto approcciando anche la difficoltà delle carceri venezuelane. Oggi Alcatraz è di supporto in oltre l’80% delle carceri venezuelane, 36 istituti penitenziari. La formula è semplice: lezioni pratiche e teoriche di rugby, assistenza psico-educativa settimanale e possibilità di uscire dal carcere per partecipare a eventi legati allo sport. 

In quindici anni il tasso di criminalità nella regione si è ridotto drasticamente senza sparare un singolo colpo: oltre 200 ex-membri di gang sono entrati a far parte dell’azienda e quasi mille detenuti hanno preso parte hai progetti della Fondazione. 

Alla base delle cose fatte bene c’è sempre la cura, sia che si parli di distillati sia che si parli di persone.