Quanto ne sai di alambicchi?

L’alambicco prende il suo nome da al-’ambiq – distillazione in arabo – con scavi archeologici in Pakistan che ne collocano l’invenzione intorno al 500 a.C. in un’area corrispondente all’antica Mesopotamia. Per nostra fortuna, tra i tanti testi in arabo introdotti in occidente nel XII secolo, i monaci europei trovarono interessanti tanto i libri di Aristotele quanto i trattati di chimica in cui veniva descritta la tecnologia della distillazione in alambicco.

Se gli antichi greci lo utilizzavano per ottenere acqua dolce separando il sale da quella di mare, monaci e alchimisti del Basso Medioevo si dedicarono alla produzione di distillati come acquavite e liquori medicinali arrivando, nell’arco di 500 anni, a produrne di più sofisticati come il whisky nelle isole britanniche o il jenever, prima incarnazione del gin, nei Paesi Bassi che, bevuto come calmante prima della battaglia in maniera totalmente bipartisan sia dalle truppe britanniche che da quelle olandesi durante la guerra dei trent’anni, si guadagnò il nome di “coraggio olandese”.

Nel XVII secolo l’Inghilterra introdusse la Licenza di Distillazione, che portò alla proliferazione di piccole distillerie sul suo territorio, favorendo diversi miglioramenti tecnologici negli alambicchi arrivando, con l’avvento della rivoluzione industriale, alla realizzazione di modelli a vapore che consentirono la produzione su larga scala di distillati, ponendo le basi all’ascesa del whisky scozzese e dell’industria del cognac del XIX secolo.

Tra i tipi di alambicchi più importanti si distinguono il Pot Still irlandese, lo Scotch Still scozzese, lo Charentais francese, rinomato per la distillazione di cognac – preferiti da produttori più tradizionalisti – e quelli a colonna, più adatti ad una distillazione su larga scala.

Ogni alambicco contribuisce alle peculiarità e al profilo aromatico dei distillati che producono grazie alle loro caratteristiche singolari e in ogni distilleria vengono curati e trattati con attenzione e rispetto per il loro ruolo critico nella produzione degli spirit.

Il Pot e lo Scotch Still presentano differenze di design distintive. Il primo, caratterizzato da un collo più alto e stretto rispetto al secondo e un bulbo più pronunciato nella sezione superiore del collo, favorisce una maggiore purificazione del distillato. Lo Scotch invece tende ad avere un collo più corto e largo per favorire maggiore interazione tra il distillato e i vapori. Lo Charentais, essenziale per garantire la qualità e il carattere distintivo del Cognac e dell’Armagnac, ha invece una forma a caldaia con un lungo collo di cigno lungo il quale, durante la distillazione, il vapore risale condensandosi nel serbatoio e creando i profili aromatici complessi tipici di queste prestigiose bevande.

Composto da una caldaia per riscaldare il liquido e una colonna verticale con piatti interni per la separazione dei componenti volatili, l’alambicco a colonna consente invece una distillazione continua, processo efficiente e controllato che garantisce aromi e sapori distintivi grazie ad un sistema di valvole che regolano il flusso di vapore e liquido, caratteristiche ideali per la produzione su larga scala di distillati puri e neutri come gin e vodka.

Il ritorno di un forte interesse per i cocktail artigianali di questi ultimi anni ha portato ad una ricerca ed un consumo particolarmente esigente di distillati di grande qualità abbinato ad un’attenzione altissima ai processi della loro produzione. Questo enorme spinta al rinnovamento del mondo degli spirit ha generato una nuova varietà di stili e tecniche innovative in cui l’alambicco, da oggetto lontano dal mondo patinato della mixology contemporanea, è diventato un’icona dell’artigianato che, da più di duemila anni, continua a plasmare la storia dei distillati in tutto il mondo.