“El Rayo” e un nuovo modo di bere tequila

el rayo

Due inglesi e un tequila potrebbe essere il titolo ideale per una serata dagli esiti disastrosi in una qualunque località di vacanza del Mediterraneo. Niente di più lontano invece dalla storia di Jack, Tom ed El Rayo, il tequila pensato da questi due coraggiosi gringo che stanno cercando di cambiare, con successo, il modo in cui si beve il distillato d’agave, ponendolo al centro di un crocevia ideale tra cultura, arte, tradizione e futuro del Messico. Ne parliamo con Jack Vereker, fondatore di El Rayo e cultore del Modern Mexico.

Cosa bevi Jack?

Un Tequila and Tonic. Tre semplici ingredienti per iniziare alla grande il venerdì sera: El Rayo Plata, Indian tonic e una fetta di pompelmo fresco.

È vera la storia che tu e Tom vi siete trovati a bere tequila per caso e questo vi ha fulminati sulla via di Damasco? Come è andata?

E’ successo che il fratello di Tom, di ritorno da un viaggio di lavoro in Messico, gli ha portato un’eccezionale bottiglia di Siete Leguas Anejo, un tequila molto tradizionale, tra i più venduti e apprezzati in Messico ma poco diffuso in Gran Bretagna o in Europa. Per mesi è stata lì a prendere polvere su uno scaffale di casa nostra e quando l’abbiamo assaggiato è stata una sorpresa che ci ha lasciati letteralmente a bocca aperta. Era un anejo ed era la prima volta che assaggiavamo un tequila di quel tipo. Era completamente diverso da quello che ci saremmo aspettati, vellutato, morbido, delicato, con sapori di cuoio e di quercia. Quella è stata la nostra prima volta con un vero tequila. Ci siamo subito appassionati al tequila, scoprendone le diverse qualità e presto ci siamo resi conto che in Gran Bretagna si presentavano due opportunità interessanti: le etichette di tequila guardavano e parlavano al pubblico in modo molto tradizionale con messaggi pieni di stereotipi messicani, come il sombrero. Ancora più importante era il modo in cui il tequila veniva bevuto, con due approcci diametralmente opposti. Da un lato c’era lo “sbronziamoci di brutto” con tequila scadenti. Non fraintendetemi, è divertente e funziona (ride), ma non puoi farlo tutti i giorni. Dall’altro c’era quello che prevedeva di gustare tequila molto costosi, a 30 o 40 sterline al bicchiere, prodotti eccellenti ma di nuovo non puoi farlo tutti i giorni. Non siamo tipi da cocktail bar esclusivi o alberghi di lusso, ci piace andare al pub o a casa da amici e per noi non c’era mai modo di goderci un tequila in quelle situazioni. Una sera ci siamo trovati a parlare di questo problema con un bar tender e ci ha raccontato del Tequila and Tonic. Dopo averlo assaggiato abbiamo letteralmente fatto 1 + 1 ed iniziato ad accarezzare l’idea di creare una nostra etichetta. È così che abbiamo deciso di andare in Messico per progettare un tequila ideale da mixare con la tonica e che, nel contempo, fosse anche un marchio fresco, contemporaneo ed eccitante al tempo stesso.

Quando è iniziato il vostro progetto?

Abbiamo iniziato a vendere El Rayo nel giugno del 2019. Tom ed io ci abbiamo lavorato a tempo pieno da gennaio del 2018, 18 mesi di ricerca e sviluppo senza stipendio passando la maggior parte del nostro tempo in Messico, che poi non è così male. È stato un processo piuttosto lungo, soprattutto per gli aspetti burocratici. Non avendo alcun tipo di competenza nel mondo dei distillati ci siamo potuti permettere di fare un passo indietro per dedicarci alla progettazione del nostro brand. Tutto quel tempo ci ha consentito di concentrarci sulla qualità, la strategia di El Rayo. All’epoca è stato frustrante, ma guardando indietro è stata una benedizione.

Siamo stati molto meticolosi su come le cose dovessero apparire e sentirsi al tatto, la percezione del brand e del suo ethos, per noi aspetti essenziali. Abbiamo voluto che tutto fosse valutato attentamente e orientato al design quando abbiamo progettato la nostra bottiglia e la sua etichetta.

Due inglesi che vogliono produrre il loro tequila. Che difficoltà avete incontrato in un ambiente totalmente messicano?

Alla fine eravamo due gringo arrivati in Messico per lanciare la loro etichetta di tequila, un fatto innegabile, e quindi è stato molto importante comprendere quanto il tequila sia un prodotto intrinsecamente importante per il Messico. È un liquore ricco di storia e quella storia si intreccia in maniera molto fitta con quella del Messico. Nel contempo non volevamo essere un altro marchio di tequila patinato, El Rayo doveva essere messicano nella maniera più autentica possibile anche se i suoi fondatori erano due inglesi. Questo principio è presente in tutti gli ambiti della nostra impresa, partendo da Mario Ballesteros, un artista che ci ha iniziato alla sua cultura, quello che noi chiamiamo Modern Mexico, un melting pot fatto di arte, creatività, architettura, colori, film incredibili, arredamento, cose molto lontane dal Messico fatto di sombrero, cactus e cow boy che ci immaginiamo in Europa.

Le vostre etichette infatti sono bellissime…

Sì, abbiamo preso tutti quei richiami e riferimenti al Messico che abbiamo scoperto in questi tre anni. Luis Barragán, il padrino dell’architettura messicana, faceva queste incredibili case e ville geometriche e volevamo integrare quello stile nelle nostre etichette dandogli un feeling molto Art déco, l’atmosfera che respiri camminando per le strade di Guadalajara, Mérida o Città del Messico.

Ci piace l’idea di accendere un riflettore su tutte queste cose incredibili che stanno succedendo in Messico producendo un tequila squisito e affidando ogni anno il design delle nostre etichette ad artisti messicani contemporanei provenienti dalle varie regioni in cui si produce tequila.

Come avete deciso la ricetta di El Rayo?

Volevamo fosse eccezionale e così ci siamo rivolti a Oscar Garcia, uno dei soli 250 maestros tequileros al mondo.

Sapevamo di non avere un palato super raffinato per cogliere le differenze più sottili tra le varie ricette e i processi produttivi, ma avevamo le idee molto chiare su come volevamo fosse il nostro tequila. Volevamo si sentisse il sapore dell’agave, vivo, fresco e sapevamo che una volta mixato con la tonica doveva davvero distinguersi per corpo e bocca e avere un’ottima miscelabilità. Come crei un tequila con queste caratteristiche? Ovviamente non ne avevamo idea ed è per questo che abbiamo coinvolto Oscar e abbiamo fatto numerosi cicli di sviluppo fino a quando non abbiamo identificato quella che la nostra distilleria produce per noi. Per noi El Rayo è tra i prodotti migliori sul mercato. E impari che piccole modifiche condizionano il sapore, come il tipo di lievito che utilizzi durante la fermentazione, quante volte lo distilli, tutte operazioni minime ma che condizionano enormemente il prodotto. Abbiamo impiegato nove mesi per identificare la formula finale.

Il tequila sta attraversando un momento d’oro negli USA con una crescita delle vendite nel 2021 pari al 54%. Come vanno le cose in Gran Bretagna?

Il tempismo è molto importante nel mondo degli affari e siamo stati sicuramente fortunati ad essere usciti sul mercato in questo momento. Da un paio di anni tutti vanno dicendo che il tequila sarà il prossimo distillato ad esplodere globalmente e devo dire che, per come la vedo io, il 2022 potrebbe essere davvero l’anno giusto. Culturalmente il pubblico ha già abbracciato un consumo più ricercato, optando per prodotti premium con cui fare qualcosa di più piacevole che ubriacarsi e basta.

Il Tequila and Tonic è stato un po’ il vostro cavallo di Troia?

Sì, anche se per ora non è ancora così affermato, è stato un grandissimo successo. Non è così distante dal Gin and Tonic, che è il primo cocktail nel Regno Unito. Il pubblico è alla ricerca di un nuovo long drink da bere e il TNT calza a pennello con il loro modo di bere. In generale in Gran Bretagna l’interesse per la tequila si è sicuramente spostato, la gente vuole sperimentare con i propri Margarita. Se guardi alcuni dei dati del lockdown puoi capire quanta gente se li preparasse a casa. Con i bar chiusi tutti sono diventati barman casalinghi. Le vendite di Cointreau sono letteralmente esplose, il tequila era completamente esaurito. C’è ancora molto da fare per far capire al pubblico come bere il tequila, però il trend c’è e la gente sta effettivamente sperimentando nuovi modi di berla, ad esempio proprio con la tonica.