MATCH DAY WITH GIANMARIA GUZZON

MATCH DAY WITH GIANMARIA GUZZON
Road To Istanbul

Interista sfegatato e foodie per eccellenza, Gianmaria Guzzon rappresenta una categoria di tifosi che sfugge ai soliti stereotipi dell’uomo di mezza età con pancia rotonda e birra in mano. Gianmaria è l’élite, l’apoteosi dell’Interista raffinato che però si lascia andare quando in curva.
Originario di Alessandria e Milanese d’adozione, si occupa di relazioni stampa e social media presso Garage Italia, la piattaforma di personalizzazione automobilistica di Lapo Elkann. Nel suo tempo libero, lo si può trovare a San Siro o nei migliori ristoranti d’Italia. In vista della finale di Champions League a Istanbul, siamo andati a trovarlo per scoprire da dove proviene la sua passione nerazzurra, come vive il match-day e come si sta preparando al viaggio verso la capitale dei due continenti.

Ciao Giamma, da dove nasce la tua passione per l’Inter?
La mia passione per questo club nasce per osmosi alla fede di mio padre intorno ai 5/6 anni e divampa qualche anno dopo, nell’estate del 1997, con l’acquisto di Ronaldo Luís Nazário de Lima, il Fenomeno.

Cosa rappresenta per te il calcio?
Il calcio per me è lo Sport con la S maiuscola. Mio nonno materno è stato calciatore professionista negli anni ’50, portiere dell’Alessandria in Serie A che fece esordire Gianni Rivera appena sedicenne.
E poi mio padre, anche lui portiere, una sorta di globetrotter delle squadre della provincia dalla Seconda categoria all’Eccellenza, prima giocatore poi preparatore. Nella mia famiglia si è sempre respirato e masticato calcio, è un fattore che scandisce la settimana e le mie giornate e ne determina il mio umore pesantemente.

In che modo passi il tuo match-day? Hai dei rituali speciali?
Il giorno della partita vivo sempre un mix di emozioni contrastanti che vanno da mirabolanti proiezioni ottimistiche a momenti di down e pessimismo. Sento proprio l’adrenalina man mano che l’ora X si avvicina e mi avvio verso l’Ortobello, il chiosco antistante l’ippodromo, ritrovo pre-partita coi ragazzi della curva. Ho parecchi riti che preferisco non rivelare per non passare per matto completo, ma l’ultima fissa che sto seguendo è tenere lo stesso outfit per andare allo stadio. L’anno dello scudetto avevo le scarpe portafortuna, un paio di Nike Monarch, ora praticamente distrutte, per la gioia della mia ragazza che non me le ha mai volute vedere ai piedi.

Quest’anno l’Inter vola. La difesa è impressionante e finalmente Lukaku è tornato a essere quello che era pre-Chelsea. Come stai vivendo la stagione? Ci sono stati momenti più memorabili di altri?
Diciamo che quest’anno è stato duro, molto duro. Troppi alti e bassi, inspiegabili per noi semplici spettatori. Da un paio di mesi ho cercato di vivere partita per partita e le cose sono andate come sappiamo. Dev’essere scattato qualcosa nelle testoline dei giocatori. Sono felice, non mi aspettavo di vivere certi momenti, per come si erano messe le cose. Comunque andrà, per me è e rimane una stagione positiva: la vera finale è stata la semifinale con il doppio Derby. E lo sanno anche loro.

L’Inter è finalmente di nuovo in finale di Champions dopo aver battuto il Milan per ben due volte all’euroderby. Come ti stai preparando al 10 Giugno?
È un pensiero costante, e penso che questi giorni siano la parte più bella, ho addosso una carica pazzesca. Fortunatamente sono riuscito ad aggiudicarmi un posticino all’Ataturk, figlio di 10 anni di fedeltà allo stadio. Ho gridato per gente come Campagnaro, Taider, il Divino Jonathan. Vi ricordate quando battemmo il Pordenone al decimo rigore di Nagatomo? Ecco, facile volerci essere ora.

Come festeggerai se l’Inter dovesse vincere?
Passaparola, Gerry.

Come affronti la sconfitta invece?
Noi interisti siamo abituati a ogni tipo di sconfitta. Farà sicuramente male, malissimo, qualora dovesse arrivare. Ma mai quanto aver visto Ronnie esultarmi in faccia con la maglia di quelli là.

Se avessi l’opportunità di rimettere in campo un giocatore degli anni 90, chi sarebbe?
In diversi mi gasavano tantissimo, anche se spesso erano dei comprimari tipo Emre Belozoglu o Dalmat (anche se questi sono più early 2k). Visto che Ronaldo sarebbe scontato, e onestamente penso che davanti siamo a posto, se guardo qualche metro indietro penso che uno come Roberto Baggio ci farebbe parecchio comodo.

E un momento invece che avresti voluto vivere ma eri troppo piccolo per ricordarti?
Lo scudetto dei record dell’Inter di Trapattoni. Era l’89 e dovevo ancora compiere 4 anni. Ho ricordi sfocati di un carosello sulla Fiat Uno di mia madre per le vie di Alessandria. Dev’esser stato bello.

La tua maglia preferita di quegli anni?
La seconda maglia della stagione 1993-94. Da qualche parte a casa dei miei dovrei avere la terza, quella gialla con quel pattern incredibile. E poi lo sponsor, Fiorucci, meraviglioso. Abbiamo vinto una coppa Uefa coi prosciutti sulla maglia. I prosciutti.

Oltre a essere un gran tifoso, sei anche un grande appassionato di cucina. Ci sono dei piatti che ti ricordano lo stadio e/o la tua squadra?
Stadio vuol dire panino con la salamella o anche con la porchetta, se trovi quello che ce l’ha buona. Dopo anni di scouting ho i miei puntelli, ma continuo a scoprirne di nuovi. I più buoni sono sempre un po’defilati. In zona c’è anche un’ottima pizza in teglia stile Spontini ma meno fritta, quindi più leggera.

Cosa sei curioso di provare a Istanbul?
Sarà la prima volta in terra turca quindi cercherò di provare più cose possibili. Sto mappando i migliori kebab della città per averne uno in qualsiasi zona dovessi trovarmi, poi sicuramente il lahmacun, una specie di pizza a portafoglio turca condita con carne, verdure e spezie, delicatissima. Devo ricordarmi la citrosodina.

Se dovessi descrivere l’Inter attraverso un liquore, quale sarebbe?
Un barolo chinato: dolce, amaro, speziato, complesso. Non per tutti.

Associa un drink ad ogni calciatore in formazione.
Onana: Bloody Mary. Ti salva dall’Han(d)gover
Darmian: Analcolico alla frutta. Don Matteo mica beve.
Acerbi: Tommy’s Margarita. Non gli davi due lire e invece scopri che è buonissimo.
Bastoni: Spritz col Campari. Una certezza.
Dumfries: un americano. Se non è gasato meglio cambiarlo.
Barella: un nebbiolo atto a diventare un grande barolo, a tratti ancora acido e col tannino ancora bello verde e spigoloso. Ma si farà.
Çalhanoglu: Gin Tonic. Fino a 2 anni fa non mi piaceva, ora lo amo.
Mkhitaryan: l’armeno che va come un treno è uno di quegli energy drink a base di taurina corretto con della vodka.
Dimarco: Campari shakerato. Vanto di Milano.
Dzeko: non è un cocktail, è un whisky torbato invecchiato 37 anni da godersi a piccoli sorsi. Acqua e ghiaccio a parte.
Lautaro: è un long Island da discoteca che ti fa venire il mal di testa. Ma tanto se lo devono bere gli altri.Mi son preso bene e faccio anche le riserve.Brozovic: una birra da 66cl.
Gosens: un vino che apri con grandi aspettative e t’accorgi che sa di tappo. Ma forse deve solo ossigenare.
Lukaku: 4 bianchi. Ti stende.
Asllani: Boulevardier. Buonissimo, ma ti dimentichi che esiste e non lo bevi mai.
Bellanova: uno Sbagliato, ma tu avevi ordinato un Negroni.
Correa: il Bellini, piace solo alle donne.
Gagliardini: Sex On The Beach. Anche basta.
Skriniar: Pastis, va molto in Francia.
All. Inzaghi: un vino naturale dei colli piacentini, non filtrato. A volte perfetto, altre meno.

Il tuo cocktail preferito pre e post partita?
PRE
: Spritz col Campari, Mi-To o anche un Campari Soda con ghiaccio e fetta d’arancia.
POST: Gin tonic.

Ultima domanda, il posto migliore per guardare la partita a Milano se non si va all’Ataturk?
A casa propria. Da soli. Non fate i gruppi d’ascolto, non è Sanremo, è una finale di Champions.
Tutte le volte che ho voluto vedere una partita dell’Inter a casa con qualcuno che non fosse un mio famigliare è finita malissimo.