Il Vermouth: nel Dna degli italiani dal 1786

il vermouth nel dna degli italiani dal 1786

Il vermouth è davvero un prodotto molto importante. Considerare un prodotto è quasi riduttivo, affermare solo che fa letteralmente parte del DNA di tutti gli italiani.

Infatti, furono gli antichi romani i primi in Italia ad aggiungere erbe e spezie ai loro vini, dando vita ai cosiddetti vini ippocratici. Mentre il creatore del vermouth che conosciamo tutti è il torinese Antonio Benedetto Carpano, che scelse il proprio nome adattando il nome tedesco dell’ingrediente principale, ovvero l’Artemisia Absinthium – Wermut. Questo vino aromatizzato affonda le sue antiche radici, risalenti ben al 1786, nelle terre piemontesi da cui prende tutte le sue note aromatiche. L’amarezza dell’Assenzio, appunto senza dolcezza, si mescola all’aroma di Issopo, Ireos, timo, cardamomo, calamo e alle radici di angelica.

Sin dalla metà dell’Ottocento questo vino ippocratico ha contribuito alla nascita dei primi cocktail classici, diffondendosi così rapidamente da essere presente in tutte le case degli italiani neanche un secolo dopo.

Il liquido rosso gira pigro sul fondo del bicchiere, mentre lo appoggio sul tavolino accanto a me.

La cena, deliziosa come sempre, è ormai terminata e sto giusto sorseggiando un vermouth Garazzino come digestivo, perdendomi tra i pensieri. Penso a come ogni goccia che scivola tra le mie labbra porta con sé le tradizioni ed il sapere di chi ci ha preceduti.

Garazzino nasce nel 2015, progetto di 1492 Coloniale Group: la produzione viene commissionata alla distilleria Bordiga, a Cuneo, una delle più importanti in Italia in fatto di vermouth.

Strizzando l’occhio alla tradizione, Garazzino vuole essere un vermouth per il consumo a 360 gradi, impiegando 24 tra erbe e spezie, 3 tipologie di vino differenziato ed un processo produttivo che lo rende fine ed elegante.

Questo vermouth viene consumato come aperitivo oltre ad essere ingrediente importante nei cocktail, ad esempio nel Negroni, come abbiamo raccontato nelle scorse settimane. Può essere consumato anche come digestivo da bere liscio abbinato a un cioccolato alla fine di un pasto, proprio come ho appena fatto. Da conservare in frigo una volta aperto è un classico, sebbene di recentissima produzione, che lascia il segno ad ogni sorso, con quale il si può fare un tuffo nel passato mentre si progetta il futuro.