Bartender Tips – Che Tonic Water scegliere

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Chiedete a qualsiasi barman qual è il drink che va per la maggiore, e, con buona probabilità, vi risponderà: “Gin & Tonic”.
Chi è nel mondo della miscelazione da un po’ di lustri ricorderà le varie mode che, ondata dopo ondata, hanno scandito gli anni e i decenni del bere in Italia. Conversate con qualsiasi barman over 40 dei fasti del vodka sour maracuja, jamaica julep, e poi Pina Colada, Cuba Libre, Caipirinha e Mojito in mille versioni colorate con frutta fresca sempre più esotica: lo vedrete commuoversi al ricordo dei cari vecchi tempi andati dove al bar la ricerca era sempre subordinata al divertimento. Epoche ancora aliene al km0, dove anzi il prodotto che aveva viaggiato di più era quello più ambito. Con una limitata varietà di prodotti e tecniche (dominavano frullatori e spindle mixer, oltre agli shaker), per stupire rimaneva poco altro che decorazioni di frutta ed effetti speciali (su tutti il B-52, cocktail estremamente instagrammabile, purtroppo (o per fortuna) estintosi prima dell’arrivo della famosa app). Ciò che accomunava queste mode, e tutte le mode per definizione, era la loro durata, più o meno limitata ma comunque definita.
Il Gin Tonic, invece, non accenna a dare segni di cedere il trono del drink più richiesto. Occasionalmente scalfito da speranzosi pretendenti (Moscow Mule, Pisco sour, Mezcal), rimane saldo al suo posto, forte di una tradizione di secoli ed un dinamismo 2.0 molto attuale. Veloce da fare, replicabile con pochissimi attrezzi, facilmente reperibili in una qualsiasi cucina, infinitamente personalizzabile e complesso nella sua semplicità, rimarrà la moda del momento per ancora molto tempo. Quando all’inizio del 2016 un’ex collega mi chiese di dargli una lista completa di tutti i gin italiani per il rilancio di un famoso Gin bar di Singapore, con grande orgoglio le scrissi che avevo trovato quasi 20 gin prodotti nel Belpaese. Ora, sei anni dopo, siamo a quota 300, numero in continua crescita. Negli ultimi anni infatti si sono moltiplicati i brand di gin, arrivando ormai quasi a quota 6000 etichette diverse nel mondo. Ancora più sorprendente però è l’esplosione della varietà di acque toniche, con centinaia di opzioni per il mix perfetto. Inoltre per i locali più esigenti, sono nate realtà piccole e giovani come Bubble Bespoke di Biella, che crea su misura, come un abile sarto di Savile Row, la tonica perfetta per ogni esigenza. Il problema quindi ora per il consumatore non è più la ricerca di nuovi gin o acque toniche, ma come navigare in questo oceano di scelta ogni giorno più sconfinato. A questo scopo si può sfruttare il proprio barman o la propria enoteca di fiducia, che saranno felici di proporre le loro ultime scoperte nel mondo gin e le nuove toniche sul mercato. L’importante è farsi guidare da ciò che sono i nostri autentici gusti, ovvero da ciò che ci piace veramente, senza farsi influenzare da un’immagine che vogliamo proiettare con la scelta di un particolare brand. A differenza di un paio di scarpe belle e trendy ma scomode, il Gin Tonic ha il solo scopo di piacere a chi lo berrà, senza influenze e sovrastrutture sociali e di marketing. Quindi primo obiettivo, limitare il focus. Ad esempio al Les Rouges Milano, essendo locale nato direttamente dal Les Rouges Genova, abbiamo un focus sui gin Liguri \ ispirati alla Liguria. Teniamo non più di tre toniche diverse in quanto pensiamo che, tanto importante quanto la libertà di scelta sia la libertà di non dover scegliere, di non doversi raccapezzare tra troppe opzioni, soprattutto in un momento di relax. Ogni tonica produce un gin & tonic diverso, e più che cercare la perfetta combinazione tra Gin X e Tonica Y, è utile pensare a che risultato finale si vuole ottenere, più amaro, più fruttato, o addirittura, come vedremo ora, più affumicato. Oggi infatti abbiamo davanti a noi 3 toniche eccellenti, seppur molto diverse: Thomas Henry Tonic Water, J. Gasco Indian Tonic e Baladin

1) Tonica al Fumo. Thomas Henry, creata nel 2010 in collaborazione con bartenders e chefs di Berlino, prende il nome da un famoso farmacista inglese del tardo 18esimo secolo. Uno dei tre pionieri, insieme a Johann Schweppe e Joseph Priestly nel campo delle acque medicinali (o toniche come si chiamavano all’epoca) e della loro carbonatura. E’ equilibrata, con una bolla fine e un ridotto contenuto zuccherino. Essendo nata per i migliori cocktail bar di Berlino e non solo, lascia volutamente il ruolo di primo piano al gin senza sovrastarlo. E’ la tonica giusta per chi vuole gustare un gin speciale, lasciando alla tonica il compito di elevarlo, o ‘trasportarlo’ con delle bolle fini senza coprirne il gusto.

2) J Gasco. Giuseppe Gasco, nato a Gallipoli, si trasferisce negli Stati Uniti poco prima dell’avvento del proibizionismo (1920-1933). Si rende presto conto che gli alcolici commerciati illegalmente sono spesso di qualità scadente e quindi beneficiano da un’aggiunta di un mixer morbido e rotondo, con un tenore zuccherino non eccessivo ma sicuramente presente. Leggenda vuole che, grazie alle conoscenze, ereditate dal padre farmacista, nella creazione di acque toniche, Joseph Gasco si afferma nel mondo dei bar clandestini (gli ‘Speakeasy) come uno dei migliori prodotti per la miscelazione. E’ la tonica ideale per chi vuole un Gin & Tonic molto piacevole e di facile beva, con un profilo finale non troppo ‘duro’ e asciutto, magari da sorseggiare anche durante i pasti.

3) Baladin Tonica al Fumo. Nel dinamicissimo mondo delle toniche, fa il suo ingresso Baladin. Nata nel 1986 come birreria vicino Cuneo, da più di 10 anni produce anche bibite di qualità. L’affumicatura è ottenuta con legno di quercia, e si presenta ben bilanciata con le classiche note amaricanti dell’acqua tonica e con note fruttate. E’ la tonica ideale per stupire gli amici con un gin tonic dopo pasto, magari abbinato a una tipologia di Gin diversa come un Old Tom di jensen o un Sox alla Vaniglia, o addirittura un Genever.