Le Bartender Vol II: Alice

Alice Musso è la terza professionista che presentiamo insieme a Campari Academy all’interno del progetto “Le Bartender”.
Alice nasce a Velletri nel 1995 e si affaccia alla industry per pagarsi l’università, studia scienze politiche. Inizia come cameriera e un po’ alla volta decide di passare dall’altro lato del bancone, diventa bartender nel 2017. 

Riceve una chiamata da Drink Kong, il locale romano pieno di neon di Patrick Pistolesi, numero 21 nella 50 Best Bars; un luogo dove i drink vengono ridotti alla loro essenza e il superamento di preconcetti e aspettative costituisce l’anima del progetto. Le dicono che stanno aprendo un club a cinque minuti dal Colosseo e le chiedono se è interessata a diventare parte del progetto. Lo scorso anno è nato Nite Kong e Alice prepara da bere dietro al suo nuovo bancone. 

La miscelazione che racconta è una miscelazione schietta e innamorata dei classici. Drink stirrati e serviti in coppetta nella convinzione che la ricerca, senza la perfetta conoscenza delle basi, rischia di svuotarsi di significato. Insomma: Manhattan e Negroni millimetrici. 

“Le Bartender è prima di tutto un megafono. Mostrare la realizzabilità di certi percorsi significa creare uno spazio di condivisione che prima non c’era. Molte di noi si sono affacciate in questo settore nemmeno ventenni, all’inizio mi sarebbe piaciuto poter ascoltare le esperienze di altre ragazze che facevano il mio stesso lavoro da più tempo. 

Dobbiamo capire che siamo in un comparto dove esistono anche carriere lontane dalle notti e dai banconi. Per rendere il lavoro nel mondo dei bar sempre più a misura di donna è fondamentale riconoscersi e coordinarsi come gruppo.”
Dice che il contributo femminile dato al settore è da cercare nelle sfumature. “Cura del dettaglio non significa ossessione nella scelta dei bicchieri o delle garnish; significa guardare all’insieme, avere la consapevolezza che l’esperienza di bevuta non si esaurisce nel drink. 

Ho l’impressione che quando ordiniamo da bere davanti ad una donna siamo meno impostati, lasciamo più spazio per farci consigliare, per metterci un pochino in discussione. Percepiamo meno fretta e più ascolto.
Ridurre le disparità negli accessi alle carriere aumenta il pluralismo dei servizi offerti. Un settore con più donne è un settore più reattivo.”