Storie di Cantine – Sparviere

La mia missione di introdurre Mr Dee Still nel fantastico mondo del vino italiano prosegue, questa volta giochiamo in casa, nella nostra Lombardia.

Andiamo a sud del lago di Iseo, all’inizio dell’anfiteatro delle colline moreniche, in quella parte della provincia di Brescia che tutti conoscono come Franciacorta.

A questa zona nel 1995 è stata riconosciuta la prima DOCG italiana per un vino rifermentato in bottiglia, già, perché se anche tutti pensano che le bollicine siano uguali non è proprio così. In Franciacorta si ottengono vini che effettuano una seconda fermentazione in bottiglia grazie all’aggiunta di lieviti ed altri componenti che creano le tante agognate bollicine, grazie ad un processo lento e ben studiato dove è previsto un minimo di attesa di ben 18 mesi per un base ed un minimo di 60 mesi per una riserva.

I Franciacorta possono essere prodotti solo con uve Chardonnay e/o Pinot nero e/o Pinot bianco, ma per quest’ultimo solo per un 50% della quantità nel blend.

Finalmente giunti a destinazione entriamo nell’antica dimora di campagna risalente al XVI secolo di Lo Sparviere: questa azienda possiede 30 ettari vitati, è a regime di agricoltura biologica dal 2013 e produce molte tipologie di Franciacorta, ma per Mr. Dee Still amico ho preparato una degustazione stimolante…

Iniziamo con il Satén, un metodo classico che si può realizzare secondo il disciplinare solo con uve a bacca bianca, ma che Lo Sparviere produce con lo Chardonnay in purezza, lasciandolo riposare per 24 mesi sui lieviti. E’ una tipologia di bollicina che ha una pressione in bottiglia inferiore rispetto alle altre, questo ne esalta la morbidezza al palato, rendendo il sorso delicato, persistente cremoso e con un finezza unica. I sentori di piccola pasticceria e di fiori bianchi si accosteranno magnificamente a dei bignè di salmone creando un’atmosfera indimenticabile per un aperitivo.

Passiamo poi al Rosè, prodotto unicamente con uve di Pinot nero. Anche per lui è prevista una sosta sui lieviti minima di 24 mesi. Un calice che porta con se ben più struttura rispetto al primo, ha una discreta sapidità ed una bella spalla fresca. I profumi di piccoli frutti rossi e di rose fiorite ci avvolgono, immagino come sarebbe indicato con un risotto primavera a base di verdure dell’orto o con un risotto ai funghi porcini.

Terminiamo la nostra degustazione con una vera opera d’arte, un Franciacorta Extra Brut Millesimato 2014. I millesimati sono quelle bottiglie che vengono prodotte con uve di un’unica annata e solo nelle migliori annate. Con il termine extra brut indichiamo un dosaggio zuccherino inferiore o uguale a 6 grammi al litro, in questo caso 3 g/l, il quale ci darà un sorso più strutturato e corposo, meno ruffiano. Questo calice dona sentori di frutta gialla matura e di frutta secca, i 60 mesi di riposo sui lieviti donano profumi di miele. Il grande equilibrio tra freschezza, morbidezza e sapidità di questa bollicina mi spinge a consigliarlo anche in abbinamento a degli arrosti, o con uno stinco di maiale al forno.

Il mio compagno di viaggio non proferisce parola, guarda il susseguirsi delle bollicine nel calice come se fosse assorto, secondo me è rimasto colpito da quanta storia, tecnica e lavoro si possono celare dietro ad un calice di vino.