Il breaking bad del Gin – Sox

SOX BITTER_1

Dei 5.498 gin presenti sul mercato mondiale – si, qualcuno li ha contati – solo uno viene prodotto utilizzando l’estrattore Soxhlet, uno strumento di laboratorio inventato nel 1879 dal chimico tedesco Franz von Soxhlet. Parliamo del gin, ma anche di due bitter, di SOX, un nuovo protagonista del mondo dei distillati che ha fatto dell’estrazione assoluta del sapore dalle botaniche la filosofia su cui ha sviluppato la sua linea di prodotti.
Al nostro bancone troviamo Riccardo e Alberto, con un altro Alberto fondatori del marchio SOX, ma anche amici, parenti e sognatori, per cercare di scoprire qualcosa di più sulla loro formula “segreta”.

Ciao ragazzi, cosa bevete?
Riccardo: Da amante del whiskey ti direi un Bourbon Sour fatto con il Buffalo Trace, abbastanza morbido come sentori e ottimo per un Sour. Ovviamente con il bourbon possiamo sempre salire di livello…

Alberto?
Alberto: Io sono un po’ atipico, non sono un grande bevitore, quindi opto per un Gin Tonic o uno Spritz.

Con il bitter e il gin di SOX avremmo quasi tutti gli ingredienti… come consigliate di berli?
R: Il Negroni viene molto bene. Produciamo due bitter diversi quindi si può provare con entrambi, magari abbinandoli con un vermouth come il Berto, che si sposa molto bene con loro, o il Dopo Teatro della Cocchi, uno dei miei preferiti.
Per un Negroni morbido consiglio il nostro Bitter classico, per uno più secco il Bitter2, dove lo zuccherino viene annullato per un grado di amaro molto persistente.
Il nostro gin invece ha note vanigliate, per produrlo utilizziamo prevalentemente fave di Tonka e vaniglia Bourbon, due materie prime importanti e molto pregiate i cui sentori si sposano perfettamente col caffè. Sostituendolo alla vodka abbiamo reinterpretato l’Espresso Martini, con risultati davvero interessanti.

Come nasce SOX?
R: Su una bellissima spiaggia di Creta. Alberto ed io eravamo assieme in vacanza, le nostre ragazze sono sorelle, e tra un tuffo e l’altro gli ho detto che mi sarebbe piaciuto creare un mio gin. Era l’estate 2020, tutto era fermo per il COVID, e quindi c’era il tempo per provare a creare qualcosa di nuovo.
A: Quando Riccardo mi ha parlato della sua idea ho riflettuto qualche secondo su come estrarre i sapori e, per deformazione professionale, ho pensato subito all’apparato Soxhlet. Faccio il ricercatore per l’Università di Padova e, occupandomi di chimica farmaceutica, lavoro spesso all’estrazione di sostanze ad alto valore da prodotti naturali.
R: Tornati dalle vacanze abbiamo iniziato subito a fare qualche esperimento casalingo e poi c’è stato l’incontro con la distilleria Mantovani. Avevamo le idee abbastanza chiare, avevamo già selezionato le botaniche e creato una bozza del prodotto, ma il contributo di Paolo, il titolare, è stato decisivo per realizzare quello che volevamo. Si è innamorato del progetto, dandoci una disponibilità normalmente difficile da trovare, e il naso e la bocca di un distillatore professionista ci hanno aiutati ad aggiustare il tiro sulle ricette. Nel giro di sette, otto mesi abbiamo creato la nostra gamma di prodotti che hanno debuttato nel marzo 2021.

Un chimico e un venditore, non riesco a non pensare a Breaking Bad, con Alberto nel ruolo di Walter White, il chimico brillante creatore della Blue Sky, e Riccardo in quello di Jesse Pinkman…
R: … lo spacciatore (ride)

Esattamente. La Blue Sky era speciale grazie al talento di un genio della chimica prestato al crimine. Come avete deciso di usare l’estrattore Soxhlet? Quali sono i vantaggi del suo impiego?

R: L’impiego del Soxhlet nasce dalla necessità di creare qualcosa che non esistesse già sul mercato. Oggi si sente di tutto, nel mondo dei gin ne vengono fuori una al giorno e, se da un lato riscoprire uno strumento di fine ‘800 per produrre distillati è sicuramente una bella storia da raccontare, in realtà il nostro prodotto ha una marcia in più proprio per il metodo di estrazione delle botaniche. Quando Alberto mi ha spiegato le potenzialità del Soxhlet ho capito che non potevamo fermarci solo al gin. Abbiamo iniziato a progettare anche i nostri due bitter, e non è finita qui…
A: Spiegandomi la sua idea Riccardo mi ha posto la questione relativa all’estrazione dalle botaniche e mi sono detto “interessante, perché non utilizzare il Soxhlet?” L’impiego dell’estrattore è nato più da un’idea, dalla voglia di sperimentare, che da una necessità vera e propria. Da parte mia c’era più l’interesse a vedere se fosse stato possibile utilizzarlo con successo anche per un’applicazione un po’ più esotica come la distillazione di liquori. Ci siamo detti “Proviamo, perché no?” C’erano tutte le premesse per un bel connubio tra l’esperimento, e quindi una novità, qualcosa che magari poteva anche essere interessante e appagante, e ancora avere un risvolto positivo dal punto di vista funzionale. Il Soxhlet, rispetto ad una distillazione classica, consente un’estrazione completa delle sostanze desiderate dalle botaniche.

Quindi, chimicamente parlando, è corretto definire come “distillati” i vostri prodotti?
A: Questo è un argomento spinoso perché il Soxhlet è uno strumento non consono, estrae e distilla contemporaneamente. Comunque si, sostanzialmente sì.

C’è un sapore in particolare che avete voluto ritrovare nella gamma di SOX?
R: Personalmente, per quanto riguarda i bitter, il filo conduttore è la radice. Mi piace sentire il rabarbaro, la quassia, la genziana, veri gusti amari, veritieri.
A: Nel nostro gin invece sento richiami alla pasticceria grazie al suo legame molto forte con la vaniglia. Quella che usiamo è ottima, lo spettro è molto complesso e per l’appunto richiama quel tipo di esperienza olfattiva.
A: Ci piace ritrovare odori che, messi al naso, ci ricordano qualcosa, un’esperienza. Ho fatto un viaggio in Madagascar alla ricerca di alcune materie prime e i bambini del luogo mi portavano delle bacche di vaniglia come regalo. Ritrovare nel nostro gin profumi che ti ricordano, come in questo caso, momenti belli e personali della vita, crea un’identificazione fortissima a livello personale con il nostro prodotto.

Durante i due anni del COVID il mondo dei distillati ha accolto nuovi protagonisti come voi che, con coraggio e passione, hanno saputo sfruttare il limbo della pandemia per lanciare progetti tanto innovativi quanto personali. Come guardate al futuro ora che il mercato ripartirà, auspicabilmente, con ritmi più intensi?
Siamo estremamente positivi. Gli ultimi due anni non sono stati facili, ma ci hanno dato modo di pensare a quello che volevamo veramente. In un periodo più frenetico non saremmo riusciti a mettere a puntino così tanti nostri prodotti e i risultati iniziano a vedersi. Siamo stati contattati da un importatore di Hong Kong e, puntando all’esportazione, ci ha dato molta carica vedere ripagati i nostri sforzi. Lo stimolo più grande però è entrare in un bar e vedere il bar tender intento a miscelare i nostri prodotti spiegando la nostra filosofia al cliente, una sensazione impagabile.