La degustazione del Rum è per me un rituale che condivido con una ristretta cerchia di amici, e fidatevi, attendo sempre con ansia questa momento speciale. Un buon bicchiere di Rum e quattro chiacchiere sono una combinazione d’eccellenza. Ad ogni sorso il palato viene inondato dai suoi retrogusti vivaci e ben distinti: proprio poco fa ho notato la dicitura Metodo Solera sull’etichetta della bottiglia.
Il metodo Solera, come mi racconta il padrone di casa master distiller appena tornato dal Venezuela, consiste nel far riposare il distillato, o il vino, in una piramide di botti di rovere ciclicamente e parzialmente travasate e rabboccate. Immaginiamo che nella fila inferiore ci siano sei botti, nella seconda cinque e così via fino ad arrivare alla sesta fila con una sola botte in cima. La prima fila composta da sei botti è riempita con del Rum, invecchiato di cinque anni. La seconda fila contiene del Rum invecchiato quattro anni e così via a susseguirsi fino alla sesta fila, composta da una botta rabboccata con Rum appena distillato. Passato un anno, corrispondente l’intervallo di imbottigliamento, il Rum contenuto nelle botti della fila inferiore viene imbottigliato. Tutte le botti della piramide vengono poi rabboccate con il Rum proveniente dalla fila sovrastante. Durante il secondo intervallo di imbottigliamento, che avviene nel secondo anno, la miscela di Rum che si preleva dalla prima fila di botti è composto da Rum invecchiato cinque anni, il primissimo introdotti nelle botti, e Rum invecchiato quattro anni. Ancora una volta le botti vengono rabboccate con il medesimo procedimento. In questo caso, alla fine del processo di rabboccatura il Rum estratto dalla file inferiore è invecchiato sette anni, non cinque, essendo l’intervallo di imbottigliamento di un anno. La miscela sarà composta da parti di Rum invecchiate tra i sette e i cinque/quattro anni, dando vita così a distillati con un carattere proprio e ben riconoscibile, da gustare lisci o in miscelati in grandi classici.
