Celebrity Spirits

Celebrity Spirits

Non c’è foto scattata a Slash tra il 1987 e il 1989 in cui il chitarrista dei Guns N’ Roses, in uno degli ultimi esempi di influenza verticale al consumo di distillati, non compaia con una bottiglia di Tennessee whiskey in mano. Un’abitudine che gli sarebbe dovuta valere almeno una fornitura a vita del sour mash di Lynchburg. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e, se un tempo le celebrity influenzavano inconsapevolmente il mercato degli spirit da semplici, si fa per dire, consumatori, oggi sono tra i primi a governarlo, producendo distillati spesso di altissima gamma o comunque investendo in etichette la cui popolarità può improvvisamente crescere esponenzialmente una volta associate alla celebrità giusta. Ad iniziare questo trend è stato Sammy Hagar, cantante dei Montrose e poi dei Van Halen che, in anticipo di quasi 30 anni, iniziò a produrre una tequila riservata ai clienti del suo locale di Cabo San Lucas. Quando nel 1999 un importatore di vini della Napa Valley inizio a venderla negli USA le vendite schizzarono alle stelle, passando da 37.000 a 140.000 casse annue e facendo di Hagar un uomo ricchissimo quando vendette il suo tequila per una cifra molto vicina ai 100 milioni di dollari. Il suo fiuto per gli affari purtroppo gli costò il posto nella band quando Eddie Van Halen si stufò dei continui riferimenti alla tequila durante i live della band, ma mica si può avere tutto dalla vita, no? È stato però il forte sviluppo dei social degli ultimi 10 anni e la sempre più alta richiesta di prodotti di alta gamma, frutto di un pubblico più esigente e di un’offerta senza precedenti a livello di varietà e qualità, a far incontrare in maniera assolutamente fruttuosa per tutti l’industria degli spirit con lo star system globale, spingendo vertiginosamente verso l’alto la proverbiale asticella e scatenando una vera e propria corsa all’oro distillato. Sono tantissimi i musicisti che hanno deciso di lanciarsi nella produzione di ogni tipo di spirit, e con loro si è anche evoluto il gusto della propria fan base. Se i fan dell’hip hop anni ’90 non andavano oltre i bottiglioni di birra di malto che popolavano i video di Dr. Dre o Snoop Dogg, negli anni 2000 sono passati a cognac e champagne, uno su tutti l’Ace of Spades di Jay-Z, per finire oggi a prediligere rum prestigiosi come il Bumbu a cui Lil’ Wayne, originario della Luisiana, ha deciso di sposare la sua cultura creola ad un prodotto che vuole essere quanto di più fedele alla ricetta da cui prende il nome. Un altro liquore che sta vivendo un’incredibile crescita di popolarità grazie all’influenza di artisti di ogni genere è il tequila. Il distillato di agave blu è in assoluto la scelta più popolare tra le star che vogliano lanciarsi nel business degli spirit, con Rita Ora, Adam Levine, Nick Jonas e, di nuovo, quel volpone di Diddy. Quello per il tequila è un trend che al momento appare inarrestabile, anche nei suoi derivati. Travis Scott, superstar dell’hip-hop americano, forte di enormi successi non necessariamente musicali grazie a collaborazioni per Nike, McDonald’s e Fortnite, ha lanciato da poco un suo hard seltzer, la nuova frontiera dei soft drink per adulti, proprio al gusto di agave, per non essere da meno rispetto alla sua compagna, la super influencer Kylie Jenner, anche lei produttrice di una sua tequila. A questo punto la domanda sorge spontanea: vedremo mai una grappa firmata dai Måneskin o da Fedez?